Intervista alla dott.ssa Natalina Gatti, commercialista esperta in startup innovative

Intervista alla dott.ssa Natalina Gatti, commercialista esperta in startup innovative
Gentile dott.ssa, in precedenti interviste, Lei ci ha spiegato in modo divulgativo  i meccanismi relativi alla detrazione IRPEF 50%, alla detrazione IRPEF 30% e alla deduzione IRES 30%. Ogni volta ci ha avvisato che comunque è prioritario, prima di decidere se aprire o meno una startup, adottare un metodo scientifico che guidi le scelte del team che vuole costituire la startup.
Ci spiega meglio cos’è la validazione di una startup?
La start up è un’impresa innovativa che, a differenza delle altre forme imprenditoriali che hanno giù un business model definito, nasce nell’incertezza. Si propone un’idea dirompente rispetto ai competitors, ma non si conosce bene l’ambiente in cui ci si inserirà.
Ecco perché la validazione di una startup è un processo fondamentale che richiede la consulenza di un commercialista esperto. Infatti, questa fase richiede attività di raccolta e analisi dei dati che devono essere svolte da chi ha conoscenze di statistica, matematica, economia, finanza e data analysis, senza tralasciare ovviamente le competenze in marketing.
In pratica, la validation startup è un metodo scientifico, di cui si avvale un professionista, che permette di far capire al futuro imprenditore se, al termine di questo processo di confutazione delle ipotesi, è conveniente aprire la startup.
Sembrerà strano, ma se il lavoro viene effettuato bene, quasi mai l’idea iniziale della startup innovativa è confermata.  Questo perché  con la validazione della startup si vanno appositamente a cercare tutti i dati che smentiscono la bontà della startup.
Chi vuole avviare questo tipo di attività deve sapere che c’è una grossa differenza con un’impresa tradizionale e, proprio per questo, come commercialista esperta in startup ho realizzato una guida alla validazione, ma che non si può sostituire assolutamente alla consulenza di un professionista.
 
In una guida pubblicata sul suo sito viene spiegato che il processo di validazione riguarda lo stesso problema individuato. Ci spiega meglio? 
Chi vuole aprire una startup lo fa perché ha avuto un’idea innovativa che andrebbe a risolvere un problema o  soddisfare una domanda non ancora appagata. Tuttavia, spesso non si fa i conti con il fatto che il problema potrebbe non essere avvertito realmente dal mercato.
Ecco perché, prima di avviare una startup, è bene mettere in discussione l’idea stessa dell’impresa e affidarsi poi ad un’analisi economica, matematica e statistica per confermare che quel problema è realmente avvertito e che, quindi, la startup che proponiamo abbia un senso nel risolverlo.
Per indagare i bisogni del mercato non basta impostare un sondaggio fai-da-te, anche le domande devono essere individuate e poste con metodi scientifici ed affidabili che solo un professionista può conoscere.
Perché Dottoressa sostiene che occorre confutare piuttosto che verificare la propria idea startup? 
Come dicevo, sembra strano dirlo, ma per avviare la propria startup, per vedere se effettivamente è valida, bisogna prima confutarla, ovvero cercare di smontarla.
Perché confutare le proprie ipotesi?  Perché la vera startup innovativa è quella che promuove un prodotto o un servizio che non esiste ancora e si affaccia sul mercato con un approccio nuovo. Ecco qualche esempio:  Youtube, Facebook o l’italiana Technogym.
E’ vero che al Suo studio aiutate ad effettuare sistemi di adeguata verifica anche per le aperture di attività tradizionali?
Certo, ma in questo caso è tutto molto più semplice perché i business model per le attività tradizionali sono già categorizzati. Per l’apertura di un’attività di ristorazione, ad esempio, c’è tutta una serie di possibili modelli.
In questo caso, è tutto più semplice perché si tratta di studiare la concorrenza presente in un dato quartiere e scegliere quella più idonea tra quelle attuabili ed individuare il brand positioning e un adeguato marketing digitale e offline.
E’ vero che rifiutate l’incarico di seguire uno startup  se non si accetta di seguire un metodo scientifico di scelte e non esistono altri requisiti minimi?
Certo. Le probabilità che una startup fallisca sono molto alte. Anche se è contro il nostro interesse, ci sembra giusto chiarire fin da subito che, se non si segue minimamente un metodo scientifico, il fallimento è più che certo.
Inoltre, è bene tener presente che per aprire una startup sono necessari tempo e soldi.  Si dice che “il tempo è denaro”, e quindi,  meno denaro si ha e più tempo si dovrà dedicare alla propria startup innovativa.
Chi vuole avviare un’impresa molto spesso è “innamorato” della sua idea e non è disposto a cambiarla, anche alla luce dell’ analisi dei dati statistici. Se è questo il caso, allora è meglio prendere un’altra strada.
Inoltre, un aspetto che spesso viene dimenticato, è che quando si apre una startup innovativa bisogna tener conto anche dell’eventuale presenza di brevetti o della legislazione vigente che, magari, non contempla ancora una determinata attività. Allora, bisogna avere pazienza e aspettare di avviare la propria impresa quando le condizioni sono ottimali.
Dall’intervista della dottoressa Natalina Gatti, che si occupa da tempo di queste problematiche, si evince la complessità che il processo di validazione ed apertura di una startup richiede. Infatti, il modo migliore per far si che il proprio business abbia successo è sicuramente affidarsi a un commercialista esperto in startup.

Deanna